Questo post del blog, dedicato ai rapporti fra la comunità terapeutica e i servizi territoriali, è un estratto dell’articolo scritto dalla nostra Responsabile Scientifica Francesca Farina per il libro “Oltre la Comunità” pubblicato da Edizioni Erickson.
L’importanza dei servizi territoriali nella rete terapeutica
Nel lavoro clinico e terapeutico, è fondamentale ricordare che il percorso residenziale rappresenta solo una parte del più ampio percorso di cura del paziente. Per questo motivo, la collaborazione con i servizi territoriali diventa una risorsa essenziale: solo una rete di relazioni attive e coordinate può garantire continuità, efficacia e personalizzazione degli interventi.
Conoscere la rete significa conoscere la storia del paziente, il suo percorso di cura e i nodi significativi dei servizi territoriali che ne hanno accompagnato la richiesta di aiuto. La rete è costituita da tutte le realtà che, in modo diretto o indiretto, partecipano al trattamento: comunità terapeutiche, servizi sociali, centri di salute mentale, famiglie, scuole, contesti lavorativi.
Gestire questa rete richiede una visione sistemica e flessibile, capace di accogliere la complessità e le interconnessioni tra i diversi attori. È fondamentale che ogni servizio conosca il proprio ruolo e mantenga una comunicazione chiara e condivisa con gli altri, nel rispetto delle specificità di ciascuno.
La presa in carico multipla: un modello collaborativo
La presa in carico multipla è un modello di lavoro che valorizza la diversità di competenze e approcci. Gli operatori dei servizi territoriali, pur provenendo da contesti diversi, condividono l’obiettivo di sostenere il paziente nel suo percorso di cura.
In questo modello:si condividono linee guida comuni e procedure applicabili ai diversi contesti, riconoscendo reciprocamente le specificità e il ruolo di ogni figura professionale.
In questo modo è possibile spazi di confronto e co-progettazione, in cui osservare il paziente nella sua complessità, ponendo al centro la sofferenza come oggetto della cura e riducendo l’autoreferenzialità dei singoli servizi.
Servizi territoriali come sistema dinamico
Immaginare i servizi territoriali come un sistema dinamico significa creare un percorso di cura flessibile, dove il paziente possa accedere progressivamente ai diversi dispositivi terapeutici, educativi e riabilitativi in base ai propri bisogni.
Questo approccio circolare consente di: garantire continuità tra i diversi livelli di cura, favorire la collaborazione tra operatori, monitorare in modo condiviso gli esiti degli interventi e rafforzare il senso di appartenenza alla rete.
L’équipe come mente collettiva e learning organization
All’interno dei servizi territoriali, l’équipe rappresenta il cuore del processo terapeutico. La multidisciplinarietà diventa la chiave per costruire una “mente collettiva che cura”: un insieme di competenze, prospettive e linguaggi che si intrecciano per generare comprensione, cambiamento e crescita.
Come sottolineano diversi autori, la mente terapeutica non è confinata in un singolo setting, ma si forma “tra” i contesti che interagiscono con lo stesso sistema. Ogni operatore, in questo senso, rappresenta una parte del tutto e contribuisce alla costruzione di un senso condiviso.
Quando i servizi territoriali funzionano come una learning organization, diventano spazi di apprendimento collettivo.
Ciò significa riconoscersi come gruppo, con obiettivi condivisi e una fiducia reciproca che valorizzi le differenze, superando la visione gerarchica a vantaggio di una progettualità comune.
In questo contesto, la supervisione esterna viene vista come un’occasione di crescita e condivisione, che favorisce un apprendimento continuo e trasforma l’esperienza di ciascun professionista in una risorsa per l’intero sistema.
Il ruolo del paziente e della famiglia nella rete dei servizi territoriali
Anche il paziente è parte attiva della rete. È importante che sia coinvolto nella definizione degli obiettivi, nella valutazione del percorso e nella conoscenza dei servizi territoriali che lo accompagnano. La famiglia, a sua volta, rappresenta un nodo fondamentale: è al tempo stesso risorsa, memoria e contesto affettivo da integrare nella cura.
Fin dal primo contatto, è utile mappare i servizi di riferimento, i legami famigliari, lavorativi e sociali, per costruire una rete di sostegno coerente e consapevole.
Co-progettare la rete: un approccio condiviso
Conoscere e attivare la rete significa anche co-progettare i percorsi di cura. Attraverso protocolli condivisi, gli esiti e le valutazioni dei diversi servizi possono essere messi in relazione, garantendo trasparenza, confronto e miglioramento continuo.
Ogni servizio, in questa prospettiva, non opera in modo isolato ma insieme agli altri, in un processo circolare che favorisce la collaborazione e l’integrazione.
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