Il mio amico polo: la fisica dei sogni.

IL MIO AMICO POLPO E LA FISICA DEI SOGNI

Simone sembrava un tipo piuttosto silenzioso, ma mentre parlavamo ci siamo accorti che stava solo studiando la situazione, come se stesse cercando di comprendere quali leggi stavano regolando quei discorsi che si intrecciavano sotto l’ombra della pianta, o come il suo amico polpo… Poi anche lui ha iniziato a raccontare:

“Qui ci danno un sacco di regole, ma io ho sempre fatto fatica a seguirle, fin da bambino. Pensa che alle elementari con un mio amico prendevamo le bombette di carta, quelle che scoppiano quando le tiri per terra o le schiacci, e facevamo saltare gli altri. Una mattina però le abbiamo tirate alla bidella e hanno chiamato a casa i miei genitori… Non è stato un bel momento”.

Dovevi essere un tipo molto agitato da bambino.

“Insomma… Ero sempre depresso quando ero bambino. Disegnavo le bare, le case che sembravano delle gabbie… Prendevo le gocce anche a scuola, quando mi venivano l’ansia e gli attacchi di panico: andavo alla cattedra della maestra che mi mandava in bagno. Sono sempre stato molto emotivo, un po’ come il polpo.”

E che cosa c’entra il polpo?

“Io non ho neanche un tatuaggio, ma vorrei proprio farmi tatuare quell’animale lì. Ho visto un documentario bellissimo: cambia colore quando si emoziona, e io mi emoziono, poi riesco a sentire come stanno gli altri, mi immedesimo. Per molti è una debolezza perché chi vuole farti del male e sa che sei emotivo sa dove colpirti, ma per me è un punto di forza: questa cosa è troppo importante per me, e anche se mi farà male non la cambierò mai. E poi il polpo è intelligente, sa adattarsi alle situazione: se all’inizio prende un’aragosta da dietro e vede che non ci riesce, cambia strategia. E riesce a mimetizzarsi.”

E tu sei intelligente?

“In fisica ero bravissimo. Anche adesso qui sto rileggendo Il Tao della Fisica. Pensa che il professore di fisica delle superiori mi faceva andare in quinta a spiegare, e io ero in prima. Poi mi sono perso e adesso mi sembra così difficile riuscire a trovare un lavoro proprio in quel campo lì, mi sembra una cosa irrealistica riuscire a farlo. Però se non faccio quello davvero non saprei che cosa fare. Ecco, vorrei fare qualcosa che mi piace, quelle cose che quando arriva la sera dici ma come, è già finito? A volte qui mi succede, anche se l’orto non è la fisica”.

Aiuta i nostri ragazzi a continuare le loro storie nel modo migliore.